domenica 1 gennaio 2012

2012: forse i Maia avevano previsto la fine dell' Italia, non del Mondo


2012: forse i Maia avevano previsto la fine dell’Italia, non del Mondo.

Gli indizi per questa interpretazione della profezia Maia ci sono tutti.
Ai disastri che la Natura violata ci riserva con regolarita’ e tempismo e che distruggono il nostro territorio si aggiungono gli interventi del governo, cosi’ detto, “tecnico” che distruggono la liberta’, il libero arbitrio, la voglia di fare, quindi di vivere, e la ricchezza delle persone, trasformate in sudditi riverenti, in robot telecomandati.
Questi ad oggi gli indizi, in attesa del resto.
Vi racconto una fiaba cosi’ potrete dormire sonni tranquilli.




C’era una volta un Paese con un sistema democratico che prevedeva la figura del Presidente della Repubblica, buon padre di famiglia dedito a dirimere le controversie che inevitabilmente si generano nell’ambito della stessa ed a richiamare al buon senso ed alla concordia.
Un bel giorno, ascoltate bene figli miei, quel Presidente decise che no, quel semplice bensi’ sacro compito non bastava piu’ e che la situazione imponeva ben altro, perbacco, decise di diventare Re, Re Giorgio.
Svegliatosi di buon mattino, fece due o tre telefonate e nomino’ Messer Monti senatore a vita.
Re Giorgio era contento, aveva fatto una cosa buona e giusta e tanti sudditi plaudivano ma non era ancora felice, sentiva di dover fare di piu’ per il suo popolo.
La notte dormi’ sonni interrotti dalla propria coscienza che lo incitava a non fermarsi e da telefonate che lo incitavano ad andare oltre. 
Re Giorgio si sveglio’ di nuovo di buon mattino, convoco’ a palazzo i vecchi dignitari, “esonerandi”, e li esonero’. Sentiva di aver fatto una cosa buona e giusta ma non era ancora del tutto felice..
Conovoco’ allora rapidi colloqui con alcuni eletti dai sudditi ed altri prediletti, fece alcune telefonate, si chiuse, solo, a palazzo e decreto’: Messer Monti e’ plenipotenziario, ministro dei ministri, mio alter ego, la linea politica gli e’ stata esplicitata ed e’ consona e conforme al di lui vissuto.
Nei giorni seguenti i banditori annunziarono l’evento in tutte le contrade suscitando osanna di giubilo e ringraziamento in ogni dove; i maggiorenti di ogni luogo, riuniti in chiese, basiliche e sinedri esultarono perche’ le loro richieste, di nuove ulteriori tasse onde garantire a Re Giorgio maggiori introiti e la possibilita’ di decidere come ridistribuirli e di piu’ regole volte a rendere gli altri sudditi uguali l’un l’altro, piu’ uguali di prima, piu’ uguali che mai, erano al fine una concreta prospettiva.
In quei giorni anche messer Monti, rientrato di fretta dalle nordiche lande dell’Impero, fece alcune telefonate ed invio’ lettere, alcune ad indirizzi sbagliati ma , ovvia, un erroruccio lo si perdona a tutti e ad un bel momento ecco, come per magia, apparire il nuovo sinedrio con i nuovi scribi ivi insediati.
Re Giorgio fu molto contento di questo fatto, lo approvo’ immediatamente apponendo il proprio sigillo e penso’: ho fatto una cosa buona e giusta, ora posso finalmente mettere a posto il Paese, rendere i sudditi tutti uguali, livellando verso il basso la loro ricchezza e la loro autonomia di pensiero e di comportamento, tutti uguali quindi non solo di fronte alla legge ma anche nei percorsi di vita. Uguale e’ bello.
Capite, figli miei, voleva farla finita con quei cattivoni che dedicando se stessi allo studio ed al lavoro, investendo i propri capitali, dedicando i giorni e le notti alla propria impresa hanno creato industrie, fabbriche ed uffici ove costringono la gente a lavorare per loro per potersi comprare le Ferrari e le barche. Oltre tutto questi cattivoni sono anche insofferenti del fatto di avere lo Stato come socio occulto, non investitore e non lavoratore ad oltre il 50%.
Re Giorgio, ormai infervorato dalla bonta’ del suo progetto continuo’ a pensare: liberero’ il popolo dall’assillo di studiare, di pensare, di creare, di programmare, di investire e lavorare per il proprio futuro e per migliorare il proprio livello culturale e materiale; carichero’ su di me ed i miei fedeli questi pesanti fardelli, ci faremo carico di decidere su tutto, di risolvere tutti i problemi e di programmare e pianificare la vita dei nostri amati sudditi.
Vi devo dire, cari figli miei, che in quel tempo il Paese era afflitto da gravi problemi economici e finanziari, dico il Paese, non tanto i suoi sudditi in generale bensi’ l’apparato statale che non riusciva piu’ a far fronte alle proprie faraoniche spese ed ai debiti accumulati in passato.
Re Giorgio era buono, conosceva questi problemi del Paese e voleva risolverli, per questo decise di prendere piu’ soldi dai sudditi per finanziare le faraoniche spese e cosi’ garantire ed aumentare i diritti senza modificare i doveri; pensate, aveva cosi’ a cuore anche la salute fisica del suo popolo che suggeri’ a Messer Monti di fare perfino qualcosa per ridurre l’uso dei cibi grassi quali formaggi, salumi e salsicce varie e delle bevande alcoliche quali il vino, tutti alimenti dei quali il nostro Paese e’ grande produttore.
Il solerte Messer Monti preparo’ il pacchetto degli interventi necessari che vennero immediatamente approvati dai sinedri e dalle chiese e divulgati dai banditori.
Re Giorgio era ora veramente soddisfatto, conscio di avere re-inventato la macchina perfetta, da sempre il suo sogno, costituita da pochi che decidono, pianificano, prelevano e spendono il denaro ed il popolo che sopravvive senza dover pensare.
La sera del 31 Dicembre penso’ di fare cosa gradita al popolo annunciando il suo giubilo in televisione.
Dopo la manovra “Salva Italia” il popolo indosso’ i caschi e si mise in attesa di quella “Cresci Italia”.
E vissero tutti infelici e scontenti.









1 commento:

Paolo ha detto...

Sono d'accordo con Lei. il problema è che l'immobilismo dei vecchi dignitari è stato causa della svolta antidemocratica che stiamo vivendo. Dopodichè osservo che stiamo andando sempre più verso una società che non mi piace, dove vale solo la competizione e non la solidarietà e l'attenzione verso il prossimo. Tuttavia so di essere solo un illuso